Il 12 settembre 2003, a Nashville, Tennesee, USA, è scomparsa una leggenda della musica country americana. Di umili origini e con antenati cherockee, Johnny R. Cash nasce a Kingsland, Arkansas, USA il 26 febbraio 1932. Fa il contadino, lavora nei campi di cotone, si adatta a fare anche il rappresentante. Poi, folgorato dal gospel, decide di dedicarsi alla musica. Arrivato nel 1954 a Memphis approda alla Sun Record (la stessa etichetta del primo Elvis Presley, di Carl Perkins e di Jerry Lee Lewis). Il gospel comincia a lasciare il posto a un country dai toni scarni e desolati che diventa con il tempo un marchio di fabbrica. Arrivano i successi commerciali, da Hey Porter a Folsom Prison Blues da Get Rhythm a I Walk The Line fino a quando, nel 1958, il cantante passa alla casa discografica Columbia. Seguiranno alterne vicende contrassegnate da stress, dipendenza da farmaci e droghe, ma anche da grande musica (il live At The Folsom Prison del 1969 è la sua pietra miliare di sempre), che ha continuato a dispensare fino ad oggi. Johnny Cash ha avuto una vita generosa, ma anche difficile e complicata. Il suo conflitto interiore, richiamato in modo superbo nella cover del genero Nick Lowe, The Beast In Me, fonte di sofferenza, ma anche di profonde qualità umane, forse non si è mai placato. Se, a questo, si aggiungono i suoi continui ricoveri ospedalieri degli ultimi anni, dovuti anche alle complicanze del diabete, si può comprendere ancora meglio la grandezza di un uomo che, nonostante tutto, non ha mai smesso di fare grande musica, come nel caso dell'ultimo album American IV.