Vascotto
Da la voce del popolo di sabato 17 ottobre 2015
 
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Fabio Vascotto racconta gli anni della fanciullezza a Isola d’Istria e la rinascita a Muggia della società remiera

La storia della Pullino e dei suoi uomini
che scelsero lo sport per sentirsi a casa

di Rossana Poletti
 
Muggia, il mare e davanti Trieste. L’acqua lambisce la riva e ti sembra di essere là di fronte, dove incombe la ferriera, quell'enorme ammasso di ferraglia e ciminiere che da troppo tempo devasta la salute di tanta gente, degli istriani che andarono ad abitare nel borgo costruito per loro proprio attorno a quell'industria di morte. Di qua la scatola di cemento, il grande cubo che contiene sogni, fatica, sudore e glorie, la sede della Pullino guarda da quasi cinquant'anni questo panorama. L’attuale presidente della società di canottaggio, Fabio Vascotto, siede nel suo ufficio e dalla porta fanno a tratti capolino i suoi collaboratori, giovani e più anziani, tutti animati dallo stesso spirito: insegnare alle nuove generazioni lo sport e la vita, tenere alto il nome di una società sportiva che per alcuni di essi vale anche il riscatto di un paese natio perduto. Fabio è uno di questi, classe 1935; con un manipolo di esuli da Isola d’Istria hanno da poco festeggiato assieme gli ottant'anni.
 
Una memoria infallibile
Molti di loro non li dimostrano, lui di certo no; ha una memoria infallibile, ricorda luoghi, date, situazioni. “In contrada dell’ospedale dove sono nato, via Pietro Coppo 13, giocavamo in 32 bambini. Di tutti loro ricordo nome, cognome e anche il soprannome. Vascotto a Isola era uno dei cognomi più numerosi, il nostro soprannome era Nardin - racconta -, lo zio Sebastiano era farmacista, mio padre Giuseppe avrebbe voluto tanto che studiassi come lui, ma io ero refrattario ai banchi di scuola. Infatti presi il diploma di scuola media più tardi, a Trieste da privatista. Quando non volli più studiare, mio padre fu molto deluso dalla mia scelta e così mi fece andare a lavorare in campagna con lui per sei mesi. Non fu una punizione, voleva solo farmi capire quanto fosse duro il lavoro e la vita per chi non studiava. Mia figlia Fulvia ha coronato il sogno del nonno, è biologa molecolare, ha lavorato al ICGEB (centro studi per la genetica) di Padriciano con Mauro Giacca, poi è stata all'Istituto Curie di Parigi, all'Harvard University di Boston, ora è a Darmstadt in Germania. Ha sposato un cinese, conosciuto a Padriciano, e hanno due splendidi bambini. Mauro, l’altro mio figlio, anche lui diplomato, lavora in una società di telecomunicazioni”. I ricordi di bambino fotografano immagini di momenti turbolenti, la diga e il molo fatti saltare dai tedeschi in ritirata e l’arrivo dei titini dall'interno verso Isola. “Eravamo andati a giocare al pallone e vedemmo una lunga fila di carri armati, camion militari e molti carri trainati da cavalli, dietro in fila indiana i soldati con lunghi cappotti e grandi fucili, andarono ad accamparsi vicino all'ex fabbrica Torregiani”. La storia di esule è poi simile a quella di tanti suoi amici, parenti e compaesani. Nel giugno ‘54 il comitato popolare di Isola reclutava i giovani per mandarli a Fiume a un corso per apprendisti. La madre, temendo che finisse militare, non gli permise di parteciparvi. “Ci dissero - se tuo figlio non vuole andare, questo è il modulo, riempilo e che vada in Italia -. Mio padre mi diede un prosciutto perché lo vendessi e mi comprassi un cappotto – racconta Vascotto -. E così da Kostoris in via Carducci comprai il mio primo vero cappotto. Prima mia madre mi aveva arrangiato un vecchio soprabito militare di un aviatore, Callisto, che in fuga ci aveva chiesto abiti civili”. Fabio arrivò a Trieste il 30 agosto 1954, alcuni mesi in campo profughi ad Opicina, una baracca di lamiera con venti letti a castello e pranzo alla mensa di via Gambini, poi alla caserma degli inglesi di via delle Docce a San Giovanni.
 
La visita del vescovo Santin
“Qui venne in visita il vescovo Santin – ricorda - e alcune donne più coraggiose gli raccontarono che tenevano separati gli uomini dalle donne con i bambini, mesi di divisione delle famiglie che non aiutavano sicuramente a superare il dramma di quei momenti. Poco dopo costruirono i box all'interno della struttura, dove i nuclei familiari poterono finalmente riunirsi. Santin era intervenuto in loro aiuto”. Bisognava lavorare, racimolare qualche soldo per sopravvivere, questa era l’esigenza dei giovani esuli. “Sulla via Nazionale passavano gli americani e così facevamo l’autostop per risparmiare il biglietto dell’autobus. Lavorai alla manutenzione dei giochi da bar, jukebox, flipper e calciobalilla, poi nell'officina da Giubilo, si saldavano sedie e mobili in ferro”. Di aiuto era stata la formazione professionale avuta nell'officina fabbro-meccanica di Isola. “Al magazzino 42 del porto, dove attraccavano Saturnia e Vulcania, - racconta Vascotto - in una cantina, dal ‘59 al ‘61 lavorai nella consegna di vino alle tante trattorie di Trieste. Grazie a questo lavoro conseguii la patente con la quale potei partecipare al concorso in Acegat, ed essere assunto. L’ambiente era molto sindacalizzato e quando, scalando le vette della carriera interna divenni caposquadra e tecnico specializzato, per rimarcare la mia condizione di istriano trovavo spesso immagini di falce e martello e di Tito sul mio posto di lavoro. Io ero appassionato a quello che facevo e non ci diedi mai molta importanza”. Una passione per l’impegno e la vita che ora trova sbocco nella Società Nautica Giacinto Pullino. “Nel ‘60 la Pullino si ricostituì grazie alla vittoria sul ring di Nino Benvenuti, riprendemmo coraggio – ricorda Fabio -. Luigi Drioli, Malvino Stolfa, Aldo Collocci, Salvatore Perentin e tanti altri, con l'avv. Lucio Felluga, il quale fu presidente per molti anni, rimisero in piedi la società, che rimase fino al 1967 ospite presso le consorelle a Trieste, al Circolo Marina Mercantile, all'Adria e alla Ginnastica. Stolfa reclutava i ragazzi nel campo profughi di Campo Marzio. Quando gestire le coabitazioni divenne difficile, grazie ad Emilio Felluga e Pino Pangher, la società trovò ospitalità in un magazzino del centro giovanile italiano a Muggia. Qui dove c’era stato un cantiere di barche in legno, il Governo Militare Alleato fece eseguire opere di consolidamento del fondo su interessamento del parroco e fu costruito il centro per i giovani di Muggia. Restaurammo il magazzino e comprammo le attrezzature interne. Alla Pullino entrai nel ‘63 e divenni operativo nel ‘67. Arrivavano tanti giovani e pertanto chiedemmo alla parrocchia il permesso di costruire una sede nostra all'interno del centro. Trovammo finanziamenti pubblici e privati, arrivarono tante donazioni, e stipulammo un contratto con un affitto simbolico per venti anni. Nel 2001, alla scadenza del contratto, la parrocchia voleva vendere il terreno, perché aveva bisogno di soldi per costruire l’oratorio in centro a Muggia. Grazie a Lucio ed Emilio Felluga, trovammo di nuovo finanziamenti pubblici e privati, tra cui molte donazioni di istriani, anche dall'estero, e comprammo il terreno. Siamo finalmente padroni a casa nostra e tranquilli per il futuro, memori del nostro passato glorioso. Nel 2006, durante la presidenza di Franco Degrassi, abbiamo costruito la vasca voga e le palestre al primo piano, abbiamo acquistato altro terreno e ci siamo allargati”.
 
Novant'anni di attività
Quest’anno la Società Nautica “Giacinto Pullino” festeggia novant'anni di attività da quel lontano 1925 in cui fu costituita a Isola d’Istria. “Abbiamo creato un gruppo di lavoro che individuasse le manifestazioni per celebrare questo anniversario: il compianto Emilio Felluga, Franco Degrassi, Fabio Colocci, Franco Stener, Marco Finocchiaro, Fulvia Piller e io – spiega Vascotto -. Abbiamo così collaborato a gennaio con il comitato regionale di canottaggio alla realizzazione del campionato nazionale su remergometro, con atleti da tutta Italia. A marzo è stato presentato il libro su Nazario Sauro, e poi ancora a settembre l’annullo postale, Franco Stener sta realizzando un libro fotografico sulla storia della Pullino, dal ‘25 all'esodo, dalla ricostituzione al ‘67, fino ai giorni nostri. Colocci sta concludendo un DVD per celebrare l’attività attraverso le immagini e i ricordi e ancora è stata coniata una medaglia ricordo. A dicembre ci sarà l’assemblea generale dei soci che si concluderà con una grande cerimonia. Da 2 anni a questa parte abbiamo un bel gruppo di ragazzi, dai 10 ai 14, che ci danno tante soddisfazioni nelle regate nazionali e anche internazionali – racconta orgoglioso -. Siamo stati convocati dalla federazione regionale come rappresentativa per gare in Austria, Croazia e Slovenia. Dopo tanti sforzi, al Trofeo d'Aloja siamo risultati terzi su 124 società partecipanti da tutta Italia, si tratta di una importante classifica nazionale dedicata agli under 14. Queste sono le premesse per un buon futuro, grazie anche alle famiglie attive sul fronte della collaborazione e anche delle spese, perché oggi non ci sono più risorse pubbliche. Abbiamo un bel gruppo di tecnici molto bravi, lavoriamo per conseguire ancora risultati soddisfacenti come adesso, sempre con un occhio alla nostra solidità gestionale, che in passato ci ha premiato e consentito di arrivare qua. Possiamo guardare al futuro con tranquillità e tante speranze. Sorride al fianco di Delia, sua compagna nella vita e nell'avventura della Pullino. Si erano conosciuti da ragazzi a Muggia, dopo essersi persi di vista, le loro vite si sono incrociate più tardi, com'era scritto nel libro del destino.
 
Rossana Poletti
 

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